Un panel con Albanese, Caridi e Della Porta
(Questo è un resoconto sintetico della sessione pomeridiana della Summer School “War, Peace and the World Order” tenutasi a Palazzo Strozzi dal 29 settembre al 3 ottobre 2025. Altri resoconti e articoli saranno pubblicati nei prossimi giorni sulla pagina di Cosmos.)
In un certo senso, la sessione pomeridiana del secondo giorno della Summer School dedicata a Palestina e Israele, è arrivata in un momento perfettamente in linea con l’attualità. La relatrice speciale dell’ONU per i Territori Palestinesi Occupati, Francesca Albanese, e Paola Caridi, studiosa e autrice che ha ampiamente studiato e scritto di Hamas, della questione palestinese e della regione in generale, hanno offerto approfondimenti e contesto rispetto alla notizia della proposta di piano di cessate il fuoco a Gaza promosso da Trump. Purtroppo la professoressa Anna Foa, che pure avrebbe dovuto prendere parte a questa sessione di lavoro e avrebbe aggiunto una prospettiva diversa, non ha potuto essere presente.
È in questo contesto che Albanese e Caridi, introdotte dalla professoressa Donatella Della Porta, hanno tenuto le loro lezioni: “L’architettura globale dell’ingiustizia” (Albanese) e un’analisi approfondita della storia e degli sviluppi recenti di Hamas (Caridi). Diverse delle questioni toccate sono in qualche modo in relazione con quelli che appaiono essere come i punti controversi della proposta di piano per Gaza.
La Relatrice speciale Francesca Albanese ha esordito sottolineando che le violazioni del diritto internazionale nella guerra di Gaza sono un problema enorme anche al di là di quanto lei stessa definisce “genocidio”, perché danno l’impressione che il principio del “potere ha ragione” sia diventato la nuova normalità. Permettere che ciò accada mina la struttura dell’ONU più di quanto non sia già stata minata.
Albanese ha inoltre osservato come ciò che sta accadendo a Gaza rappresenti un’accelerazione della storia e che, se lo shock seguito al 7 ottobre è comprensibile, la reazione israeliana fa parte di un percorso che era già in atto: i coloni e gli insediamenti esistevano già e stavano portando verso una pulizia etnica. Quando non ci sono obiettivi militari dichiarati o la volontà di limitare i danni, questo è ciò che accade. (Netanyahu ha citato la Bibbia, riferendosi ad Amalek, il nemico da annientare).
Albanese ha sottolineato come la disumanizzazione del popolo palestinese fosse già presente prima del 7 ottobre: i palestinesi sono soggetti a leggi e pratiche militari, vivono in una sorta di Panopticon, costantemente osservati tramite tecnologie hi-tech, postazioni militari, coloni, e vivono in una condizione permanente in cui devono chiedere il permesso per ogni cosa, dalla costruzione di una casa all’apertura di un’attività.
Ha inoltre ricordato come nel suo ultimo rapporto – “From economy of occupation to economy of genocide” – evidenzi come molte aziende stiano traendo profitto dalla guerra a Gaza, assistendo uno Stato che commette atti illeciti, e come alcune delle loro azioni siano illegali secondo il diritto internazionale. Esistono precedenti in cui le corporazioni sono state incriminate per simili violazioni.
Albanese ha lodato le autorità locali di Ravenna, che hanno bloccato la spedizione di esplosivi verso Israele dal porto, dopo la mobilitazione dei portuali e della società civile, in conformità con la legge italiana sull’export, import e transito di armi.
Ha concluso sottolineando che, pur non essendo perfetto, il diritto internazionale va applicato: Israele sta facendo cose che lo violano chiaramente, ma il problema è la giustiziabilità. Infine, Albanese ha evidenziato come questo momento rappresenti anche una prova per le libertà nelle democrazie occidentali, dove l’accusa di antisemitismo è stata usata per limitare proteste e libertà civili – tema su cui la prof.ssa Della Porta ha scritto ampiamente – notando come la guerra a Gaza abbia ripercussioni anche a livello internazionale.
Paola Caridi ha tenuto una lezione approfondita sulla storia di Hamas e sulla sua leadership nei diversi momenti, spiegando come Hamas sia intrecciato al tessuto sociale di Gaza per ragioni non solo religiose o ideologiche. Senza comprendere il ruolo di Hamas nella fornitura di servizi sociali e assistenza, non si spiega la vittoria alle elezioni legislative del 2006, che non fu solo una protesta contro l’Autorità Palestinese.
Alcuni momenti chiave individuati da Caridi:
Caridi collega tutto ciò al 2024, spiegando l’attacco del 7 ottobre con la paura di Hamas che l’Arabia Saudita potesse aderire agli Accordi di Abramo, la mancanza di leve per ottenere uno scambio di prigionieri (gli ostaggi), il rilancio della causa nazionale palestinese e la crescente pressione israeliana sul complesso di Haram al-Sharif. Ha anche sottolineato come Hamas si aspettasse un intervento di Hezbollah e Iran, che però non è arrivato.
Commentando il piano di cessate il fuoco proposto da Trump, Caridi ha messo in evidenza l’estrema incertezza attuale: non si sa chi prenda le decisioni, né quali siano le posizioni delle varie anime della leadership ancora in vita. Caridi ha anche sottolineato che, oltre alla mancanza di una prospettiva verso la creazione di uno Stato, il piano sbaglia a prevedere un disarmo totale. In situazioni simili in altri paesi, i gruppi armati firmatari di accordi di pace vengono spesso assorbiti nelle forze dell’ordine o nell’esercito. Il problema di Hamas e Gaza è che non sono uno Stato, né un’istituzione riconosciuta, quindi ciò non sarà possibile.
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